Fusione nucleare: cinque secondi per scrivere la storia della sostenibilitĂ
Cinque secondi destinati a cambiare per sempre la storia della sostenibilità . Poco più di un battito di ciglia per confermare la bontà di un progetto su cui da anni scommettono gli scienziati. La fusione nucleare, ora, è un po’ più a vicina a diventare una forma di energia a portata dei cittadini. E in un’epoca come quella attuale di caro-bolletta e allarme sui rifornimenti di gas, la notizia arrivata agli inizi di febbraio dall’Inghilterra, è decisamente di quelle positive.
Perché il reattore sperimentale europeo JET (Joint European Torus) del Culham Center, nell’Oxfordshire, ha fatto registrare il record di 59 megajoule di energia totale per la durata di cinque secondi, pari a 11 megawatt. La potenza, pari a quella necessaria per portare in ebollizione in contemporanea 60 teiere, non è di quelle da lasciare a bocca aperta. Ma rappresenta una sorta di pietra miliare nel campo della ricerca, doppiando il precedente record di 25 anni fa (21.7 megajoule), ottenuto nello stesso impianto. «Un passo cruciale verso la produzione in futuro di energia abbondante ed eco-sostenibile» per utilizzare le parole della presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza.
Riprodurre i processi di Sole e stelle
Si tratta infatti della conferma della possibilità di sfruttamento del nucleare, in una forma radicalmente opposta a quella conosciuta finora. Quella della fissione atomica studiata da Enrico Fermi e legata indelebilmente alle tragedie di Hiroshima e Nagasaki e al disastro di Chernobyl. Quanto avvenuto nel reattore sperimentale JET, invece, si basa sulla fusione. Un procedimento che mira a replicare in ambiente protetto, lo stesso processo che avviene nel Sole e delle stelle. La fusione, infatti, si fonda sull’unione di nuclei leggeri. Un processo estremamente difficile da realizzare perché richiede una temperatura di 150 milioni di gradi Celsius, circa 10 volte superiore a quella del nucleo del Sole. L’unione di atomi spinti insieme a temperature e pressioni così elevate, provoca il rilascio di un’enorme quantità di energia mediante la fusione in atomi più pesanti. Si potrebbe dire dunque che al Culham Center, per cinque lunghissimi secondi, ha brillato una stella.
I vantaggi della fusione
Ma perché tante aspettative? La fusione rappresenta una forma di energia sicura, sostenibile e a bassa emissione di anidride carbonica. In termini di resa, a parità di quantità , secondo gli esperti genera circa 4 milioni di volte più energia rispetto a quella prodotta bruciando carbone, petrolio o gas. E anche a livello di scorie radioattive, l’impatto è enormemente minore rispetto al nucleare basato sulla fissione. La fusione è molto più sicura perché, se non alimentata, si spegne in pochi attimi di secondo. Esattamente l’opposto rispetto alla fissione che ha provocato i drammatici incidenti delle centrali nucleari passati alla storia.
Il futuro con il progetto ITER
Per questo si è investito tanto nella ricerca in questo settore. Come già avevamo raccontato, nel Sud della Francia è in fase di realizzazione il più grande reattore per la fusione nucleare grazie al progetto ITER nato dall’accordo siglato nel 2006 da 35 Paesi. E l’esperimento inglese rappresenta proprio un banco di prova fondamentale per ITER. «I risultati ottenuti su JET – ha detto Bernard Bigot, direttore generale di ITER -, sono un forte elemento di fiducia nel fatto che siamo sulla strada giusta nel percorso verso la dimostrazione della piena potenza di fusione». L’obiettivo di ITER, infatti, è quello di riuscire a produrre 500 megawatt di potenza per decine di minuti. Una sorta di “fratello maggiore” del centro del Regno Unito. La speranza è quella di poter replicare dunque su larga scala quanto appena registrato al Culham Center.
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