Le previsioni di Assoutenti lasciano poco spazio all’ottimismo perché all’orizzonte prefigurano una stangata da 38,5 miliardi di euro per le tasche dei consumatori italiani. Ma a fare i conti con il rialzo dei prezzi di carburanti ed energia (e con la conseguente impennata dell’inflazione) non ci sono solo i cittadini, ma anche e soprattutto le aziende. Mentre le stime dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) prevedono un aggravio di almeno 550 milioni di euro per le casse delle amministrazioni comunali su una spesa complessiva annua per l’energia che oscilla tra 1,6 e 1,8 miliardi di euro.
Se le notizie delle bollette da incubo a quattro o cinque zeri riempiono le prime pagine dei quotidiani ormai da mesi, a preoccupare ulteriormente ora sono i venti di guerra che soffiano minacciosi dalle parti dell’Ucraina. Perché il processo che mira a svincolarsi dalle tradizionali fonti di energia è ancora agli inizi.
Le mosse del governo
E il governo prova a correre ai ripari, annunciando un nuovo decreto che metterà in campo un contributo tra i 5 e i 7 miliardi di euro per contrastare gli aumenti dei prezzi. Una misura invocata a gran voce dalle associazioni di categoria e da quelle degli utenti, alle prese con un rialzo di portata senza precedenti. Non va infatti dimenticato che non più di qualche settimana fa, con l’entrata in vigore delle misure previste dal Decreto Legge “sostegni Ter”, l’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) aveva azzerato per il primo trimestre 2022 gli oneri generali di sistema per le utenze oltre i 16,5 kW di potenza. Un provvedimento che seguiva l’azzeramento degli oneri generali di sistema nel primo trimestre 2022 per i clienti domestici e le piccole imprese in bassa tensione (sotto i 16,5 kW di potenza) predisposto dalla stessa Authority in occasione dell’aggiornamento trimestrale delle condizioni di tutela dello scorso fine dicembre.
Mercato elettrico, prezzi quadruplicati in meno di un anno
Sono i dati forniti dal Gestore Mercati Energetici (GME) a fotografare la gravità della situazione. Per quel che riguarda i mercati elettrici, del resto, i prezzi si sono più che quadruplicati in meno di un anno. Considerando solo i prezzi medi mensili (e di conseguenza tralasciando quindi i valori di acquisto e vendita puntuali con i loro picchi e i loro low-point), l’escalation è evidente. Nel gennaio 2021, infatti, il Prezzo Unico Nazionale (indicatore che rappresenta il prezzo di riferimento dell’energia elettrica acquistata sul mercato della Borsa Elettrica Italiana) si attestava sui 60,71 euro/MWh. Dodici mesi più tardi, a dicembre, tale valore aveva raggiunto il picco di 281,24 euro/MWh. Una lenta ma inesorabile avanzata che ha fatto segnare il primo picco a luglio (102,66 €/MWh) per poi iniziare a crescere vorticosamente da settembre (158,59 €/MWh) e ottobre (217,63 €/MWh).
Gas, a dicembre il picco negativo
Anche sul fronte del gas lo scenario, purtroppo, è tutt’altro che positivo. È sempre l’analisi dei dati del GME sul prezzo medio a confermare i numeri di un vero e proprio salasso in bolletta. Basta prendere in considerazione l’impennata registrata nel giro di appena tre anni. Se l’anno termico Ottobre 2019-Settembre 2020 aveva fatto registrare un prezzo medio di 19,148 euro/MWh, quello Ottobre 2021-Settembre 2022 è orientato a un prezzo medio di 88,925 euro/MWh. Analizzando nel dettaglio l’escalation di questi ultimi mesi, sembra esserci spazio per un leggero ottimismo. Ma la minaccia delle conseguenze di un eventuale conflitto nell’Est Europa costringe tutti a rimanere sulla difensiva. Perché se è vero che a febbraio il prezzo medio del gas sta scendendo a 80,9 €/MWh (dato aggiornato all’11 febbraio) rispetto al 86,909 €/MWh di gennaio, lo spettro del 113,344 €/MWh di dicembre incombe sempre minaccioso a ricordare quel che potrebbe accadere.
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